Rispondo al meme sulle 5 cose da cui non posso prescindere, a cui mi ha invitato gentilmente Le Franc Buveur.
Anche le mie sono in ordine sparso
1) La mia famiglia, sia quella di origine (con tutti i suoi casini) che quella che ho avuto la fortuna di aver creato.
2) I doveri, brutta parola però io non riesco ad immaginarmi senza. Sono il mio onere e onore quotidiano. Anni e anni fa uno stranissimo personaggio che ricordo ancora, mi disse che avevo un senso del dovere spropositato. Ho riflettuto molto su queste parole in più occasioni e le ho trovate profetiche.
3) Yoga, nuotare, ballare (un giorno se trovo il coraggio mi iscrivo a una scuola di balli sudamericani). Tutto il movimento che è fluido e non competitivo.
4) La Francia in tutte le sue manifestazioni (Paese, cucina, letteratura, cinema, canzoni, musica, stato d'animo etc.)
5) Il confronto, parlare, comunicare, ascoltare le storie, anche di gossip e soprattutto RIDERE!
Adesso dovrei mandare il meme ad altre 5 persone che conosco. Ma al momento non saprei. Così invito i visitatori che lo vogliono a rispondere e riproporre questo simpatico giochetto
ciao a tutti
domenica 29 marzo 2009
martedì 24 marzo 2009
Aurado i poumo d’amour (orata con salsa di pomodori)
Sempre dal mio prezioso libretto di Alan Davidson, prezioso anche perchè non riesco più a trovarlo in commercio, questa ricetta che l'autore suggerisce a tutti coloro che hanno la bella abitudine di presentare dei menù, questo titolo è davvero intrigante, penso sia in provenzale.
Comunque questa è la ricetta, fedelmente copiata
Acquistate un orata da un chilo e dopo le solite operazioni (squamare, svuotare, lavare, asciugare) ricavatene sei grosse trance.
In un piatto da gratino o altro recipiente da forno distribuite 50 gr di burro in fiocchetti, una cipolla tritata finemente, 3 pomodori pelati, privati dei semi e tritati grossolanamente, un cucchiaio di prezzemolo tritato, sale e pepe.
Accomodatevi le trance di orata, bagnate con u bicchiere di vino bianco secco e cuocete in forno medio da 20 a 30 minuti, voltando a metà cottura. Quando il pesce è perfettamente cotto, passatelo in un piatto e tenetelo al caldo.
Nel frattempo preparate una salsa vellutata (fate fondere in un casseruolino 25 gr di burro, mescolatevi 25 gr di farina e cuocetela per 2 minuti, mescolando senza far prendere colore.
Togliete dal fuoco e dopo un paio di minuti versarvi poco meno di ½ litro di brodo di pollo o vitello ben caldo, mescolando energicamente portate a bollore e lasciate bollire per un minuto.
Aggiustate di sale, se necessario. Versate questa salsa nel recipiente dove avete cotto il pesce e dove rimane il fondo di cottura, composto prevalentemente dai pomodori. Cuocete per dieci minuti, mescolando di tanto in tanto. Passate al setaccio, e otterrete una salsa di un gradevole color corallo che verserete sulle trance di orata prima di servirle ben calde.
Comunque questa è la ricetta, fedelmente copiata
Acquistate un orata da un chilo e dopo le solite operazioni (squamare, svuotare, lavare, asciugare) ricavatene sei grosse trance.
In un piatto da gratino o altro recipiente da forno distribuite 50 gr di burro in fiocchetti, una cipolla tritata finemente, 3 pomodori pelati, privati dei semi e tritati grossolanamente, un cucchiaio di prezzemolo tritato, sale e pepe.
Accomodatevi le trance di orata, bagnate con u bicchiere di vino bianco secco e cuocete in forno medio da 20 a 30 minuti, voltando a metà cottura. Quando il pesce è perfettamente cotto, passatelo in un piatto e tenetelo al caldo.
Nel frattempo preparate una salsa vellutata (fate fondere in un casseruolino 25 gr di burro, mescolatevi 25 gr di farina e cuocetela per 2 minuti, mescolando senza far prendere colore.
Togliete dal fuoco e dopo un paio di minuti versarvi poco meno di ½ litro di brodo di pollo o vitello ben caldo, mescolando energicamente portate a bollore e lasciate bollire per un minuto.
Aggiustate di sale, se necessario. Versate questa salsa nel recipiente dove avete cotto il pesce e dove rimane il fondo di cottura, composto prevalentemente dai pomodori. Cuocete per dieci minuti, mescolando di tanto in tanto. Passate al setaccio, e otterrete una salsa di un gradevole color corallo che verserete sulle trance di orata prima di servirle ben calde.
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giovedì 19 marzo 2009
flan de baudroie ovvero flan di rana pescatrice
Chiudo questa piccola rassegna di ricette con ingredienti "scappati", deliziose anche perchè originate forse dalla necessità di ovviare alla mancanza di mezzi, ma ricche di fantasia.
Forse questa ricetta non è proprio in linea con le altre, ma meriterebbe di essere provata perchè traveste da aragosta la rana pescatrice. Pesce ottimo e poco conosciuto, non abbastanza apprezzato.
Attingo ancora da Alan Davidson e dal suo libro « il mare in pentola », ecco cosa scrive:
Devo questa ricetta ad Anna Moss, moglie di Kenneth Moss, l’unico pescivendolo inglese di Marsiglia, stabilitosi in questa città da vent’anni: da quando vi tornò per sposare anna, che aveva conosciuta durante il servizio militare, scendendo a terra per una breve licenza dalla nave su cui era imbarcato. Se vi divertono le piccole bugie innocenti, questo piatto, fa notare la signora Moss, può presentare per voi un duplice interesse, perchè preparata così la rana pescatrice è spesso scambiata per aragosta.
1 Kg di rana pescatrice, 1 Kg di pomodori maturi, olio di oliva, otto uova.
Tagliate il pesce in grosse trance e cuocetele per 20-30 minuti in acqua a leggerissimo bollore. Intanto pelate e liberate dai semi i pomodori e cuoceteli in un pò di olio di oliva fino a che non sono ridotti a una purea densa. Tagliate il pesce a piccoli pezzi, mescolateli al pomodoro. Unite le uova e mescolate bene. Versate in uno stampo imburrato e cuocete per un ora a bagno maria in forno moderatamente caldo (210°circa). Sformate e lasciate raffreddare prima di servire.
Forse questa ricetta non è proprio in linea con le altre, ma meriterebbe di essere provata perchè traveste da aragosta la rana pescatrice. Pesce ottimo e poco conosciuto, non abbastanza apprezzato.
Attingo ancora da Alan Davidson e dal suo libro « il mare in pentola », ecco cosa scrive:
Devo questa ricetta ad Anna Moss, moglie di Kenneth Moss, l’unico pescivendolo inglese di Marsiglia, stabilitosi in questa città da vent’anni: da quando vi tornò per sposare anna, che aveva conosciuta durante il servizio militare, scendendo a terra per una breve licenza dalla nave su cui era imbarcato. Se vi divertono le piccole bugie innocenti, questo piatto, fa notare la signora Moss, può presentare per voi un duplice interesse, perchè preparata così la rana pescatrice è spesso scambiata per aragosta.
1 Kg di rana pescatrice, 1 Kg di pomodori maturi, olio di oliva, otto uova.
Tagliate il pesce in grosse trance e cuocetele per 20-30 minuti in acqua a leggerissimo bollore. Intanto pelate e liberate dai semi i pomodori e cuoceteli in un pò di olio di oliva fino a che non sono ridotti a una purea densa. Tagliate il pesce a piccoli pezzi, mescolateli al pomodoro. Unite le uova e mescolate bene. Versate in uno stampo imburrato e cuocete per un ora a bagno maria in forno moderatamente caldo (210°circa). Sformate e lasciate raffreddare prima di servire.
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lunedì 16 marzo 2009
Finti filetti di sogliola o tinche travestite da sogliole
Ho trovato questa ricetta in un libro prezioso, il suo titolo è “Il mare in pentola” di Alan Davidson, se lo trovate compratelo è davvero una fonte inesauribile di informazioni sui pesci e sui modi di cucinarli nel bacino del Mediterraneo.
Ecco cosa scrive riguardo ai finti filetti di sogliola
“ho trovato nel libro di Cavanna “i doni di Nettuno” un curioso metodo per travestire da filetti di sogliola dei filetti di tinche” riguardo a questo metodo l’autore precisa subito di non averlo provato in quanto non offre incentivi dal punto di vista dell’economia, con il prezzo che hanno le ostriche e con la disponibilità che esiste oggi di filetti di sogliola surgelati, ma merita di essere descritto per la sua stranezza. Consiste nell’appiattire leggermente dei filetti di tinca, spalmarli con una pasta fatta di carne di ostriche (pochissima), sale, pepe e sugo di limone, friggerli. Vanno poi passati in un recipiente con sale, pepe grossolanamente tritato olio e burro; quando sono ben caldi si bagnano con vino bianco secco, a riduzione del vino, si servono cosparsi di prezzemolo tritato, passando a parte degli spicchi di limone
Cavanna assicura che solo un conoscitore con un palato finissimo e per di più già messo in sospetto, è in grado di scoprire l’inganno.
Ecco cosa scrive riguardo ai finti filetti di sogliola
“ho trovato nel libro di Cavanna “i doni di Nettuno” un curioso metodo per travestire da filetti di sogliola dei filetti di tinche” riguardo a questo metodo l’autore precisa subito di non averlo provato in quanto non offre incentivi dal punto di vista dell’economia, con il prezzo che hanno le ostriche e con la disponibilità che esiste oggi di filetti di sogliola surgelati, ma merita di essere descritto per la sua stranezza. Consiste nell’appiattire leggermente dei filetti di tinca, spalmarli con una pasta fatta di carne di ostriche (pochissima), sale, pepe e sugo di limone, friggerli. Vanno poi passati in un recipiente con sale, pepe grossolanamente tritato olio e burro; quando sono ben caldi si bagnano con vino bianco secco, a riduzione del vino, si servono cosparsi di prezzemolo tritato, passando a parte degli spicchi di limone
Cavanna assicura che solo un conoscitore con un palato finissimo e per di più già messo in sospetto, è in grado di scoprire l’inganno.
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martedì 10 marzo 2009
Osei scampadi - uccelletti scappati
continuo la simpatica ricerca di ricette con ingredienti scappati, perchè non ci sono.
Questa ricetta l'ho trovata e la ricopio con il copia incolla dal sito del Comune di Pergine, di cui vi fornisco il link, invitandovi a visitarlo perchè è molto interessane thttp://www.comune.pergine.tn.it/content.asp?Subc=1280&L=1&idMen=213
"Gli “Osei scampadi” (letteralmente uccelli scappati) sono involtini di carne di vitello con all’interno pancetta e salvia.
Secondo una leggenda popolare questo piatto si preparava quando la battuta di caccia era stata infruttuosa e quindi non c’era alcun volatile da mettere in padella
Ingredienti (per 4 persone):
• 8 fettine di noce di vitello
• 8 fette di pancetta (cruda o affumicata a seconda dei gusti)
• 16 foglioline di salvia
• farina
• 2 cucchiai di burro
• 4 cucchiai di olio di oliva
• 1 pizzico di sale
• 1 bicchiere di vino bianco secco
Preparazione:
Battete leggermente le fettine di vitello avendo l’accortezza di togliere l’eventuale grasso e di tagliare i bordi della carne in 3-4 punti così eviterete di farla arricciare durante la cottura.
Disponete sopra ogni fettina una fetta di pancetta (cruda o affumicata a seconda dei gusti) e due foglioline di salvia.
Arrotolate la carne in modo da ottenere degli involtini, chiudete con degli stecchini e spolverizzate con un po’ di farna bianca.
Ponete quindi gli involtini in una teglia dove avrete già messo il burro e l’olio di oliva e fateli rosolare cercando di rivoltarli spesso e di irrorarli con del vino bianco secco.
Lasciate evaporare, aggiungete un pizzico di sale e, dopo circa 20 minuti cioè quando la carne avrà assunto un colore dorato e il sughetto si sarà ristretto, togliete la teglia dal fuoco.
Servite gli “Osei scampadi” con il loro gustosissimo sughetto accompagnandoli magari con una fetta di polenta gialla.
Vino consigliato:
Trentino D.O.C. Chardonnay"
Questa ricetta l'ho trovata e la ricopio con il copia incolla dal sito del Comune di Pergine, di cui vi fornisco il link, invitandovi a visitarlo perchè è molto interessane thttp://www.comune.pergine.tn.it/content.asp?Subc=1280&L=1&idMen=213
"Gli “Osei scampadi” (letteralmente uccelli scappati) sono involtini di carne di vitello con all’interno pancetta e salvia.
Secondo una leggenda popolare questo piatto si preparava quando la battuta di caccia era stata infruttuosa e quindi non c’era alcun volatile da mettere in padella
Ingredienti (per 4 persone):
• 8 fettine di noce di vitello
• 8 fette di pancetta (cruda o affumicata a seconda dei gusti)
• 16 foglioline di salvia
• farina
• 2 cucchiai di burro
• 4 cucchiai di olio di oliva
• 1 pizzico di sale
• 1 bicchiere di vino bianco secco
Preparazione:
Battete leggermente le fettine di vitello avendo l’accortezza di togliere l’eventuale grasso e di tagliare i bordi della carne in 3-4 punti così eviterete di farla arricciare durante la cottura.
Disponete sopra ogni fettina una fetta di pancetta (cruda o affumicata a seconda dei gusti) e due foglioline di salvia.
Arrotolate la carne in modo da ottenere degli involtini, chiudete con degli stecchini e spolverizzate con un po’ di farna bianca.
Ponete quindi gli involtini in una teglia dove avrete già messo il burro e l’olio di oliva e fateli rosolare cercando di rivoltarli spesso e di irrorarli con del vino bianco secco.
Lasciate evaporare, aggiungete un pizzico di sale e, dopo circa 20 minuti cioè quando la carne avrà assunto un colore dorato e il sughetto si sarà ristretto, togliete la teglia dal fuoco.
Servite gli “Osei scampadi” con il loro gustosissimo sughetto accompagnandoli magari con una fetta di polenta gialla.
Vino consigliato:
Trentino D.O.C. Chardonnay"
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ricette sparse a base di carne
sabato 7 marzo 2009
spaghetti con le vongole "a mare"
Tzatziki a colazione, un blog che seguo spesso e mi piace molto(vorrei, come vedo negli altri blog, mettere qui il loro link, ma non sono capace, con il copia e incolla non viene bene), ha pubblicato una ricetta il ragu alla carne fujuta, nel senso che la carne è fuggita e non ci stà proprio
http://tzatzikiacolazione.blogspot.com/2009/03/ragu-alla-carne-fujuta.html .
E' un ottimo modo di condire la pasta, un sughetto leggero che potete proporre anche ai vs amici vegetariani.
Mi ha fatto ripensare ad un altra ricetta, gli spaghetti con le vongole a mare, perchè anche queste non ci stanno sono appunto a mare, ma nel piatto grazie ad una sapiente combinazione di ingredienti, potrete ritrovare una parte del loro aroma. E' una ricetta di V. Buonassisi, tratta da il piccolo codice della pasta.
500 gr di spaghetti, 100 gr di burro, sei filetti di acciughe salate, 60 gr di olio di oliva, due spicchi d’aglio, 200 gr di pomodori, prezzemolo, sale e pepe.
Ammorbidite il burro, pulite, dissalate, tritate finemente i filetti di acciughe e mescolate il burro ammorbidito con le acciughe tritate in modo da ottenete un composto omogeneo che si può conservare a lungo in frigorifero, fino al momento di preparare la pasta. Venuto questo momento scaldate l’olio con gli spicchi di aglio schiacciati e quando l’aglio imbiondisce mettete dentro la polpa dei pomodori passati oppure i pelati che schiaccerete sul fondo del tegame. Lasciate cuocere qualche minuto in modo che la salsa arrivi al punto giusto e aggiustate di sale e di pepe.
Togliete dal fuoco e aggiungete una bella manciata di prezzemolo tritato. Intanto gli spaghetti staranno cuocendo. Operazione finale: disponete sul fondo della zuppiera il composto di burro e acciughe, versate sopra gli spaghetti cotti al dente in abbondante acqua salata, mescolate, versate sopra la salsa di pomodoro e mescolate ancora.
Vincenzo Buonassisi “il piccolo codice della pasta”
http://tzatzikiacolazione.blogspot.com/2009/03/ragu-alla-carne-fujuta.html .
E' un ottimo modo di condire la pasta, un sughetto leggero che potete proporre anche ai vs amici vegetariani.
Mi ha fatto ripensare ad un altra ricetta, gli spaghetti con le vongole a mare, perchè anche queste non ci stanno sono appunto a mare, ma nel piatto grazie ad una sapiente combinazione di ingredienti, potrete ritrovare una parte del loro aroma. E' una ricetta di V. Buonassisi, tratta da il piccolo codice della pasta.
500 gr di spaghetti, 100 gr di burro, sei filetti di acciughe salate, 60 gr di olio di oliva, due spicchi d’aglio, 200 gr di pomodori, prezzemolo, sale e pepe.
Ammorbidite il burro, pulite, dissalate, tritate finemente i filetti di acciughe e mescolate il burro ammorbidito con le acciughe tritate in modo da ottenete un composto omogeneo che si può conservare a lungo in frigorifero, fino al momento di preparare la pasta. Venuto questo momento scaldate l’olio con gli spicchi di aglio schiacciati e quando l’aglio imbiondisce mettete dentro la polpa dei pomodori passati oppure i pelati che schiaccerete sul fondo del tegame. Lasciate cuocere qualche minuto in modo che la salsa arrivi al punto giusto e aggiustate di sale e di pepe.
Togliete dal fuoco e aggiungete una bella manciata di prezzemolo tritato. Intanto gli spaghetti staranno cuocendo. Operazione finale: disponete sul fondo della zuppiera il composto di burro e acciughe, versate sopra gli spaghetti cotti al dente in abbondante acqua salata, mescolate, versate sopra la salsa di pomodoro e mescolate ancora.
Vincenzo Buonassisi “il piccolo codice della pasta”
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martedì 3 marzo 2009
pensando alle vacanze
forse perchè fuori è grigio e piove, però avevo proprio bisogno di ripescare questa foto, un ricordo delle vacanze in Grecia (Peloponneso), una baia magica e piena di suoni armoniosi.
La cosa che in verità mi scoccia di più non è il lavoro in se, delle volte non è neanche poi così male, ma restare rinchiusa. Pensare che mentre sono qui chiusa a lavorare e guardando fuori vedo solo grigio e grigiore (in tutti i sensi), ci sono al mondo posti così belli da vedere e soprattutto da vivere.
Quandosi parte????????
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scritti sparsi di viaggio
lunedì 2 marzo 2009
sarde all'aroma di alloro
L'idea originaria era un altra: volevo cucinare le sarde con il finocchietto selvatico, ma vagando nei campi ne ho trovato poco e spelacchiato pure.
Così ho preso quello che ieri forniva la campagna: un limone e delle foglie di alloro bagnate di pioggia.
Ho preso poi le sarde, già pulite e sfilettate, ho strizzato mezzo limone e con quello e pochissimo sale ho condito le sarde. Dopo una decina di minuti le ho impanate, poi ho preso una teglia unta leggermente di olio di oliva, ho sparso qua e la delle foglie di alloro e sopra ho sistemato le sarde.
In forno già caldo (180 gradi) per 15-20 minuti fino alla perfetta doratura del pane.
Sono ottime e la casa non puzza di pesce ma profuma di alloro.
Così ho preso quello che ieri forniva la campagna: un limone e delle foglie di alloro bagnate di pioggia.
Ho preso poi le sarde, già pulite e sfilettate, ho strizzato mezzo limone e con quello e pochissimo sale ho condito le sarde. Dopo una decina di minuti le ho impanate, poi ho preso una teglia unta leggermente di olio di oliva, ho sparso qua e la delle foglie di alloro e sopra ho sistemato le sarde.
In forno già caldo (180 gradi) per 15-20 minuti fino alla perfetta doratura del pane.
Sono ottime e la casa non puzza di pesce ma profuma di alloro.
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