l'ho letta da qualche parte e mi è piaciuta (a prescindere da ogni orientamento politico)
Le Président Sarkozy visitait une école primaire.
Le professeur a demandé au Président s'il voulait bien mener la discussion autour du mot "tragédie".
Alors l'illustre meneur demanda à la classe un exemple de "tragédie".
Un petit garçon se leva et proposa :Si mon meilleur ami, qui vit dans une ferme, était en train de jouer dans le champ et qu'un tracteur lui roule dessus et le tue, ce serait une tragédie.
- Non, dit Sarkozy, ce serait un accident.
Une petite fille leva la main :> - Si un bus scolaire transportant 50 enfants tombait d'une falaise, et que tout le monde serait tué à l'intérieur, ça serait une tragédie.
- Je crains que non, expliqua le Président. C'est ce qu'on appellerait une grande perte.
Le silence se fit dans la salle. Aucun autre enfant ne se porta volontaire.> > Sarkozy chercha dans la salle. - N'y a-t-il personne ici qui puisse me donner un exemple de tragédie ?
Finalement, au fond de la salle, un petit garçon leva la main... D'une voix calme il dit: - Si l'avion présidentiel vous transportant était frappé par un tir de missile ami et était complètement désintégré, ça serait une tragédie.
- Formidable !, s'exclama Sarkozy. C'est exact. Et peux-tu nous dire pourquoi ce serait une tragédie ?
- Eh bien, dit le garçon, il faut bien que ce soit une tragédie, car ce ne serait certainement pas une grande perte, et probablement pas un accident non plus !
martedì 29 aprile 2008
lunedì 28 aprile 2008
chanson
Quel jour sommes-nous
Nous sommes tous les jours
Mon amie
Nous sommes toute la vie
Mon amour
Nous nous aimons et nous vivons
Nous vivons et nous nous aimons
Et nous ne savons pas ce que c'est que la vie
Et nous ne savons pas ce que c'est que le jour
Et nous ne savons pas ce que c'est que l'amour
jacques prevert
-->
Nous sommes tous les jours
Mon amie
Nous sommes toute la vie
Mon amour
Nous nous aimons et nous vivons
Nous vivons et nous nous aimons
Et nous ne savons pas ce que c'est que la vie
Et nous ne savons pas ce que c'est que le jour
Et nous ne savons pas ce que c'est que l'amour
jacques prevert
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Porfirio (ma non Rubirosa)
Viviamo, Porfirio mio, viviamo
e confortiamoci insieme: non ricusiamo di portare quella parte che il destino ci ha stabilita, dei mali della nostra specie.
Sì bene attendiamo a tenerci compagnia l'un l'altro; e andiamoci incoraggiando, e dando mano e soccorso scambievolmente; per compiere nel miglior modo questa fatica della vita.
g.leopardi
e confortiamoci insieme: non ricusiamo di portare quella parte che il destino ci ha stabilita, dei mali della nostra specie.
Sì bene attendiamo a tenerci compagnia l'un l'altro; e andiamoci incoraggiando, e dando mano e soccorso scambievolmente; per compiere nel miglior modo questa fatica della vita.
g.leopardi
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tenerezza
voglio farti tenerezza,
la tristezza
si dissolve con il fumo
resta solo il tuo profumo,
il profumo della pelle,
lo sfondo delle stelle,
e un vago senso di dolore
che scompare col respiro,
col respiro del tuo amore.
L. Battisti
la tristezza
si dissolve con il fumo
resta solo il tuo profumo,
il profumo della pelle,
lo sfondo delle stelle,
e un vago senso di dolore
che scompare col respiro,
col respiro del tuo amore.
L. Battisti
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la cattiva strada
Alla parata militare sputò negli occhi a un innocente
e quando lui chiese "Perché "
lui gli rispose "Questo è niente e adesso è ora che io vada"
e l'innocente lo seguì, senza le armi lo seguì sulla sua cattiva strada.
Sui viali dietro la stazione rubò l'incasso a una regina
e quando lei gli disse "Come "
lui le risposte "Forse è meglio è come prima forse è ora che io vada "
e la regina lo seguì col suo dolore lo seguì sulla sua cattiva strada.
E in una notte senza luna truccò le stelle ad un pilota
quando l'aeroplano cadde lui disse "È colpa di chi muore comunque è meglio che io vada "
ed il pilota lo seguì senza le stelle lo seguì sulla sua cattiva strada.
A un diciottenne alcolizzato versò da bere ancora un poco e mentre quello lo guardava
lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi adesso è ora che io vada"
l'alcolizzato lo capì non disse niente e lo seguì sulla sua cattiva strada.
Ad un processo per amore baciò le bocche dei giurati
e ai loro sguardi imbarazzati rispose "Adesso è più normale adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto che io vada "
ed i giurati lo seguirono a bocca aperta lo seguirono sulla sua cattiva strada, sulla sua cattiva strada.
E quando poi sparì del tutto a chi diceva "È stato un male"
a chi diceva "È stato un bene "
raccomandò "Non vi conviene venir con me dovunque vada, ma c'è amore un po' per tutti e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada sulla cattiva strada.
F. De Andrè
sabato 26 aprile 2008
salmone all'acetosella
In campagna da me cresce spontanea l’acetosella, ne ho tantissimi cespugli, le sue verdi e brillanti foglie mi affascinano e così sono andata alla ricerca della ricetta del mitico salmone all’acetosella creata dai fratelli Troigros a Roanne; l’ho trovata nel sito del ristorante, attualmente gestito da Michel Troigros.,
Per quattro persone :
600 gr di salmone fresco
30 cl di doppia crema
1 cucchiaio da minestra di Vermouth Sancerre
10 cl di fumetto di pesce
80 gr di acetosella fresca
2 scalogni
20 gr di burro
1 mezzo limone
Sale e pepe
scegliete un pezzo di salmone nella parte centrale del pesce. Con un coltello dalla lunga lama flessibile ricavatene due filetti; togliete con delle pinzette le lische che si trovano nella carne.
Tagliate i due filetti nello spessore in modo da ricavarne quattro scaloppe uguali. Proteggendole con carta da forno, appiattitele delicatamente con un batticarne in modo da averle tutte dello stesso spessore.
Eliminare le nervature dalle foglie di acetosella, lavatele e spezzate le foglie più grandi in due o tre pezzi.
Pelate ed affettate gli scalogni. Versate in una sauteuse il fumetto di pesce, il vino bianco ed il vermouth aggiungete gli scalogni. Lasciate ridurre fino a quando il liquido diverrà sciropposo e brillante. Aggiungete la panna e continuate a far ridurre fino a quando la salsa sarà leggermente legata. Aggiungete le foglie di acetosella ed attendete circa 20 secondi; poi togliete la sauteuse dal fuoco e dando un movimento rotatorio alla casseruola incorporate il burro in piccoli pezzetti.
Fate questa operazione senza fretta altrimenti rischiate di sbriciolare le foglie di acetosella. Aggiungete qualche goccia di limone, salate e pepate.
Fate riscaldare una grande padella di Teflon. Salate e pepate le scaloppe di salmone nel lato esterno e mettetele nella padella con il lato condito di sotto. Contate 25 secondi, rigiratele e poi contate ancora per 15 secondi. Salate leggermente questo lato. Bisogna che il salmone sia cotto poco per conservare la sua morbidezza.
Asciugate le scaloppe di salmone con della carta assorbente.
Dividere la salsa alla crema di acetosella nel fondo di quattro grandi piatti di servizio caldi. Porvi sopra le scaloppe di salmone e servirle subito.
Per quattro persone :
600 gr di salmone fresco
30 cl di doppia crema
1 cucchiaio da minestra di Vermouth Sancerre
10 cl di fumetto di pesce
80 gr di acetosella fresca
2 scalogni
20 gr di burro
1 mezzo limone
Sale e pepe
scegliete un pezzo di salmone nella parte centrale del pesce. Con un coltello dalla lunga lama flessibile ricavatene due filetti; togliete con delle pinzette le lische che si trovano nella carne.
Tagliate i due filetti nello spessore in modo da ricavarne quattro scaloppe uguali. Proteggendole con carta da forno, appiattitele delicatamente con un batticarne in modo da averle tutte dello stesso spessore.
Eliminare le nervature dalle foglie di acetosella, lavatele e spezzate le foglie più grandi in due o tre pezzi.
Pelate ed affettate gli scalogni. Versate in una sauteuse il fumetto di pesce, il vino bianco ed il vermouth aggiungete gli scalogni. Lasciate ridurre fino a quando il liquido diverrà sciropposo e brillante. Aggiungete la panna e continuate a far ridurre fino a quando la salsa sarà leggermente legata. Aggiungete le foglie di acetosella ed attendete circa 20 secondi; poi togliete la sauteuse dal fuoco e dando un movimento rotatorio alla casseruola incorporate il burro in piccoli pezzetti.
Fate questa operazione senza fretta altrimenti rischiate di sbriciolare le foglie di acetosella. Aggiungete qualche goccia di limone, salate e pepate.
Fate riscaldare una grande padella di Teflon. Salate e pepate le scaloppe di salmone nel lato esterno e mettetele nella padella con il lato condito di sotto. Contate 25 secondi, rigiratele e poi contate ancora per 15 secondi. Salate leggermente questo lato. Bisogna che il salmone sia cotto poco per conservare la sua morbidezza.
Asciugate le scaloppe di salmone con della carta assorbente.
Dividere la salsa alla crema di acetosella nel fondo di quattro grandi piatti di servizio caldi. Porvi sopra le scaloppe di salmone e servirle subito.
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mercoledì 23 aprile 2008
il sapore della memoria
Ho letto un libro, molto bello; ne avevo sentito parlare tempo fa ad una cena (tanto per cambiare), e poi non ci ho pensato più. Ma venerdì in libreria, da uno scaffale gli occhi profondi nella foto in copertina, l’espressione strana della ragazzina, mi hanno fatto ricordare.
Ho iniziato a leggerlo e subito, fin dalle prime pagine, i personaggi uscivano a raccontare la loro storia, viventi in tutta la loro umanità. Non sono più riuscita a smettere di leggerlo ed alla fine i miei occhi bruciavano, non solo per la stanchezza.
Il libro si intitola “La fattoria delle allodole”, l’ha scritto Antonia Arslan e racconta le vicende di una famiglia armena, la cui vita, per un certo periodo, fu cordiale e rumorosa, ricca d’acque, ricca di ospitalità e di festevolezze.
Poi, di tutto il loro retaggio famigliare, del loro paese riescono a salvare soltanto “fotografie, ritratti di famiglia cuciti in uno straccetto di velluto, e passati di mano in mano dai morenti ai sopravvissuti”.
E ognuno cerca di dimenticare il Paese Perduto e la colpa di essere sopravvissuto.
Solo dopo decenni, in un luogo straniero, uno dei protagonisti, ormai anziano, aprirà la teca della nostalgia con la nipotina, raccontandole dell’uva d’agosto “nel mio paese lontano fiorivano i grappoli immensi, e latte e miele avevano il sapore dell’arca d’Oriente. Nessun sapore è come quello; con Zia Mariam facevamo lo yogurt, ed ero così bravo che mi lasciava aiutare a preparare la paklavà” Così la bambina si affaccia per la prima volta alla finestra che si apre sul Paese Perduto, attraverso il dolce senso del gusto, il sogno del sapore lontano........ il nonno le ha dato l’eco vivente di odori e sapori, un nutrimento vero, la nascita della nostalgia”.
Ne sono rimasta affascinata: da tempo non mi capitava di trovare un libro che mi coinvolgesse e sconvolgesse così tanto.
Ci sono tanti aspetti che mi hanno fatto riflettere, e tra questi la forza evocativa dei sapori degli aromi dei nostri ricordi più cari; ognuno di noi porta con sè nel suo bagaglio dei ricordi tante madeleine.........
p.s. so che ne hanno fatto un film ma non andrò a vederlo
Ho iniziato a leggerlo e subito, fin dalle prime pagine, i personaggi uscivano a raccontare la loro storia, viventi in tutta la loro umanità. Non sono più riuscita a smettere di leggerlo ed alla fine i miei occhi bruciavano, non solo per la stanchezza.
Il libro si intitola “La fattoria delle allodole”, l’ha scritto Antonia Arslan e racconta le vicende di una famiglia armena, la cui vita, per un certo periodo, fu cordiale e rumorosa, ricca d’acque, ricca di ospitalità e di festevolezze.
Poi, di tutto il loro retaggio famigliare, del loro paese riescono a salvare soltanto “fotografie, ritratti di famiglia cuciti in uno straccetto di velluto, e passati di mano in mano dai morenti ai sopravvissuti”.
E ognuno cerca di dimenticare il Paese Perduto e la colpa di essere sopravvissuto.
Solo dopo decenni, in un luogo straniero, uno dei protagonisti, ormai anziano, aprirà la teca della nostalgia con la nipotina, raccontandole dell’uva d’agosto “nel mio paese lontano fiorivano i grappoli immensi, e latte e miele avevano il sapore dell’arca d’Oriente. Nessun sapore è come quello; con Zia Mariam facevamo lo yogurt, ed ero così bravo che mi lasciava aiutare a preparare la paklavà” Così la bambina si affaccia per la prima volta alla finestra che si apre sul Paese Perduto, attraverso il dolce senso del gusto, il sogno del sapore lontano........ il nonno le ha dato l’eco vivente di odori e sapori, un nutrimento vero, la nascita della nostalgia”.
Ne sono rimasta affascinata: da tempo non mi capitava di trovare un libro che mi coinvolgesse e sconvolgesse così tanto.
Ci sono tanti aspetti che mi hanno fatto riflettere, e tra questi la forza evocativa dei sapori degli aromi dei nostri ricordi più cari; ognuno di noi porta con sè nel suo bagaglio dei ricordi tante madeleine.........
p.s. so che ne hanno fatto un film ma non andrò a vederlo
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martedì 22 aprile 2008
il ricordo di un amore
Il ricordo di un amore viaggia nella testa
e non c'è una ragione quando cerchiamo quel che resta
è come un vento di passione
o una rosa rossa
il ricordo di un amore ci cambia e non ci lascia
P. Daniele
e non c'è una ragione quando cerchiamo quel che resta
è come un vento di passione
o una rosa rossa
il ricordo di un amore ci cambia e non ci lascia
P. Daniele
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sabato 19 aprile 2008
la storia della cecina
mi hanno sempre affascinato le vicende casuali, che hanno portato alla creazione dei piatti più popolari.
Mi viene in mente una delle versioni sulla nascita della cecina (torta di ceci), così come mirabilmente la racconta Righi Parenti. La conoscete? Per chi non la conosce ne faccio un piccolo riassunto.
Nel XIII secolo i ceci erano uno dei pochi cibi che si conservava facilmente, così si usavano a bordo delle navi per cibare i rematori. Nel 1284, durante una terribile tempesta, una “galera”, carica di prigionieri pisani ai remi, imbarcò molta acqua che ammollò i ceci che si trovavano in cambusa, dove c’erano anche barili di olio che si sfasciarono.
Quando finì la tempesta i ceci erano divenuti una purea, salata dall’acqua del mare e condita con l’olio dei barilotti.
I genovesi, come al solito, non vollero buttare via niente e diedero la brodaglia in pasto ai prigionieri. Alcuni dei pisani non la mangiarono e lasciarono la loro ciotola da parte. Però, quando la fame si fece sentire, ebbero la gradita sorpresa di trovare una specie di focaccetta perchè il caldo del sole aveva fatto evaporare dalla farinata tutta l’acqua.
Mi viene in mente una delle versioni sulla nascita della cecina (torta di ceci), così come mirabilmente la racconta Righi Parenti. La conoscete? Per chi non la conosce ne faccio un piccolo riassunto.
Nel XIII secolo i ceci erano uno dei pochi cibi che si conservava facilmente, così si usavano a bordo delle navi per cibare i rematori. Nel 1284, durante una terribile tempesta, una “galera”, carica di prigionieri pisani ai remi, imbarcò molta acqua che ammollò i ceci che si trovavano in cambusa, dove c’erano anche barili di olio che si sfasciarono.
Quando finì la tempesta i ceci erano divenuti una purea, salata dall’acqua del mare e condita con l’olio dei barilotti.
I genovesi, come al solito, non vollero buttare via niente e diedero la brodaglia in pasto ai prigionieri. Alcuni dei pisani non la mangiarono e lasciarono la loro ciotola da parte. Però, quando la fame si fece sentire, ebbero la gradita sorpresa di trovare una specie di focaccetta perchè il caldo del sole aveva fatto evaporare dalla farinata tutta l’acqua.
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terrina di maiale alle acciughe
pour 6/8 pers.
300 g de lard gras 300 g de foie de porc 1 oeuf 75 g de filets d'anchois dessalés 1,5 dl de crème liquide 1 cuillère à soupe de cognac 1 bonne pincée de 4 épices Sel et poivre
1) Couper 150 g de lard gras en petits dés d'1/2 cm. Mettre ces dés de lard gras dans une casserole, ajouter 1,5 dl de crème liquide, donner une bonne ébullition puis retirer du feu et laisser refroidir.
2) Hacher séparément 150 g de lard gras et 300 g de foie de porc avec une grille dont les trous font 2 mm de diamètre environ. Couper grossièrement à l'aide d'un couteau 75 g de filets d'anchois dessalés.
3) Mélanger le lard et le foie de porc hachés, ajouter les anchois concassés, saler légèrement, poivrer, ajouter une bonne pincée de quatre épices, 1 cuillère à soupe de cognac. Ajouter ensuite le lard gras avec la crème, puis 1 oeuf. Verser cet appareil dans une terrine, puis le laisser reposer 1h30 environ à température ambiante avant de le cuire.
4) Préchauffer le four à 150°C à chaleur statique, ou 130°C à chaleur tournante.
5) Disposer la terrine dans un bain marie froid, faire bouillir et dés que l'eau est frémissante, glisser le tout dans le four et compter 2 heures de cuisson.
6) Après 2 heures de cuisson, retirer la terrine du bain marie, la laisser refroidir à température ambiante, puis l'entreposer 3 jours au réfrigérateur avant de la déguster. Servir cette terrine avec des tranches de pain de campagne grillées, quelques câpres, quelques anchois et une petite salade.
300 g de lard gras 300 g de foie de porc 1 oeuf 75 g de filets d'anchois dessalés 1,5 dl de crème liquide 1 cuillère à soupe de cognac 1 bonne pincée de 4 épices Sel et poivre
1) Couper 150 g de lard gras en petits dés d'1/2 cm. Mettre ces dés de lard gras dans une casserole, ajouter 1,5 dl de crème liquide, donner une bonne ébullition puis retirer du feu et laisser refroidir.
2) Hacher séparément 150 g de lard gras et 300 g de foie de porc avec une grille dont les trous font 2 mm de diamètre environ. Couper grossièrement à l'aide d'un couteau 75 g de filets d'anchois dessalés.
3) Mélanger le lard et le foie de porc hachés, ajouter les anchois concassés, saler légèrement, poivrer, ajouter une bonne pincée de quatre épices, 1 cuillère à soupe de cognac. Ajouter ensuite le lard gras avec la crème, puis 1 oeuf. Verser cet appareil dans une terrine, puis le laisser reposer 1h30 environ à température ambiante avant de le cuire.
4) Préchauffer le four à 150°C à chaleur statique, ou 130°C à chaleur tournante.
5) Disposer la terrine dans un bain marie froid, faire bouillir et dés que l'eau est frémissante, glisser le tout dans le four et compter 2 heures de cuisson.
6) Après 2 heures de cuisson, retirer la terrine du bain marie, la laisser refroidir à température ambiante, puis l'entreposer 3 jours au réfrigérateur avant de la déguster. Servir cette terrine avec des tranches de pain de campagne grillées, quelques câpres, quelques anchois et une petite salade.
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mercoledì 16 aprile 2008
Aprile
non importa è passato.....
aprile è finito aprile è tornato
esistono al mondo
amori di ogni sorta
ma non ci è dato vivere due volte lo stesso amore
come sono eleganti queste parole di F. S. Fitgerald (se le ricordo bene)
aprile è finito aprile è tornato
esistono al mondo
amori di ogni sorta
ma non ci è dato vivere due volte lo stesso amore
come sono eleganti queste parole di F. S. Fitgerald (se le ricordo bene)
martedì 15 aprile 2008
cominciamo dall'inizio
questa poesia, o meglio questa preghiera, è stata una delle cose prime che ho imparato in francese, in lunghe estate con suore impeccabili..........la ricordo ancora, e le parole sono sempre belle
Seigneur, préservez-moi, préservez ceux que j'aime,
Frères, parents, amis, et mes ennemis même
Dans le mal triomphant,
De jamais voir, Seigneur, l'été sans fleurs vermeilles,
La cage sans oiseaux, la ruche sans abeilles,
La maison sans enfants!........................
O vous dont le travail est joie,
Vous qui n'avez pas d'autre proie
Que les parfums, souffles du ciel;
Vous qui fuyez quand vient décembre,
Vous qui dérobez aux fleurs l'ambre
Pour donner aux hommes le miel...
De Victor Hugo.
Seigneur, préservez-moi, préservez ceux que j'aime,
Frères, parents, amis, et mes ennemis même
Dans le mal triomphant,
De jamais voir, Seigneur, l'été sans fleurs vermeilles,
La cage sans oiseaux, la ruche sans abeilles,
La maison sans enfants!........................
O vous dont le travail est joie,
Vous qui n'avez pas d'autre proie
Que les parfums, souffles du ciel;
Vous qui fuyez quand vient décembre,
Vous qui dérobez aux fleurs l'ambre
Pour donner aux hommes le miel...
De Victor Hugo.
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