Chitra Baneriee Divakaruni
Mi piace molto questa scrittrice di origini benalesi. Avevo letto “la maga delle spezie” e mi aveva affascinato il suo modo di sentire e di esprimersi.
Adesso ho appena finito di leggere un altro suo libro “sorella del mio cuore”, che mi ha accompagnato in un mondo lontano, che mi ha fatto davvero compagnia in questi giorni. Il potere salvifico della lettura e dell’evasione. Avrei preferito un finale diverso, però.
I personaggi e le atmosfere sono indimenticabili.
Voglio dedicarlo all’amica che avrei tanto voluto avere, che ognuna di noi vorrebbe avere.
Gouri Ma
“Tra tutte le stanze di questa dimora sul punto di crollare sotto gli assalti del tempo e dei ricordi quella di Gouri Ma è per me la più misteriosa. E’ sempre stata il suo rifugio, il solo luogo che potesse offrirle riparo quando si sentiva stanca delle nostre liti, delle animate discussioni, dell’interminabile sequela dei conti da pagare. In una vita vissuta soprattutto per gli altri era questo l’unico luogo che potesse chiamare suo. Talora a tarda notte dalla porta chiusa trapelavano le note di una melodia suonata sul sitar, o si effondeva il lieve sentore dell’incenso di rosa, così dolce e puro da farmi desiderare di esserne sommersa.”
Ashok e Sudha
“Se un uomo ed una donna si guardano negli occhi come era successo a noi, narrano le antiche leggende, le loro anime si uniscono. Lo sguardo è una corda d’oro che lega l’uno all’altra. Anche se i due in seguito non si incontreranno più, porteranno sempre con sè qualcosa dell’altro. Non riusciranno mai a dimenticare, e non potranno più essere del tutto felici.
Per questo nelle famiglie fedeli alle antiche tradizioni alle ragazze non era consentito conoscere alcun uomo fino al momento dell’incontro propizio, lo shubho drishiti, quando lo sposo e la sposa si donano l’uno all’altra attraverso gli occhi. Non per mantenere le donne nell’ignoranza e nella sottomissione. Gli anziani, nella loro saggezza, lo facevano per evitare che morissero di crepacuore.”
giovedì 27 novembre 2008
mercoledì 26 novembre 2008
premio dardos
http://1.bp.blogspot.com/_46ZkR17jdko/SRMDGLC7C6I/AAAAAAAAArM/iJxozmrXyU4/s1600-h/premio_dardos.jpg
spiegazione:
Questo è un premio che riconosce i valori che ogni blogger dimostra ogni giorno nel suo impegno a trasmettere valori culturali, etici, letterari e personali. In breve mostra la sua creatività in ogni cosa che fa.
Regole indicate:
1) Accettare e visualizzare l'immagine del premio e far rispettare le regole.
Accetto e visualizzo, poi vedete voi, ma mi raccomando
2) Linkare il blog che ti ha premiato.
Linko e ringrazio: Giovanna http://lost-in-kitchen.blogspot.com/2008/11/ma-insomma-ci-lasciate-cucinare-in-pace.html
3) Premiare altri 15 blog e avvisarli del premio.
premio con piacere:
http://papaverodicampo.blogspot.com/,
http://www.isaporideiricordi.com/, http://labelleauberge.blogspot.com/, http://ninocucinasanteramo.blogspot.com/, http://senzapanna.blogspot.com/, http://lapiccolacasa.blogspot.com/, http://lefrancbuveur.blogspot.com/, http://cucino-in-giardino.blogspot.com/, http://zenzero2.blogspot.com/, http://ilmondodiadrenalina.blogspot.com/,http://mestoloepaiolo.blogspot.com/,http://ricettevagabonde.blogspot.com/,http://iocomesono-pippi.blogspot.com/,http://www.ilpranzodibabette.com/,http://lamercantedispezie.blogspot.com/, http://cucinarelontano.blogspot.com/,
domani vi avverto tutti. promesso
lunedì 24 novembre 2008
che scarpe!!!!!
la prima volta che le ho viste ho pensato: non metterò mai delle cose così orrende.
Poi, su consiglio di un amico medico, sono andata nel negozio dove le vendevano, le ho prese in mano: un peso pazzesco. Ho pensato con questi cosi ai piedi, il mio passo veloce sarà incredibilmente rallentato.
Ero molto sconcertata, poi ci sono salita sopra: passati i primi momenti di adattamento sembra di volare, sono fantastiche.Leggerissime.
Da quando le ho acquistate non le toglierei praticamente più.
Anche con la gonna non stanno poi così male, sono buffe, con una calza pesante ricamata non sono affatto malaccio.
Sto parlando delle MBT, progettate da un ingegnere svizzero, davvero geniale.
Per saperne di più vi rimando al sito:
http://www.swissmasai.it
Poi, su consiglio di un amico medico, sono andata nel negozio dove le vendevano, le ho prese in mano: un peso pazzesco. Ho pensato con questi cosi ai piedi, il mio passo veloce sarà incredibilmente rallentato.
Ero molto sconcertata, poi ci sono salita sopra: passati i primi momenti di adattamento sembra di volare, sono fantastiche.Leggerissime.
Da quando le ho acquistate non le toglierei praticamente più.
Anche con la gonna non stanno poi così male, sono buffe, con una calza pesante ricamata non sono affatto malaccio.
Sto parlando delle MBT, progettate da un ingegnere svizzero, davvero geniale.
Per saperne di più vi rimando al sito:
http://www.swissmasai.it
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giovedì 20 novembre 2008
modi di cottura del polpo
dedicato all'amico franc buveur, che ha raccontato una splendida leggenda di questo simpatico e gustoso animaletto
"'o purpo adda cocere int' all'acqua soia" così dicono a Napoli ed hanno ragione.
Fno ad un peso massimo di 600 grammi, il polpo può essere collocato in un recipiente e poi coperto e senza acqua, deve cuocere a fuoco lento, da 20 a 40 minuti. Naturalmente va fatto raffreddare nell’acqua che emanerà durante la cottura.
Se è più grosso conviene tenerlo per una notte in freezer, poi va fatto scongelare e si cuoce anche lui senz’acqua a fuoco molto basso, si possono aggiungere anche della patate, tagliate a pezzi grossi. Quando le patate sono cotte è cotto anche il polpo.
Il polpo può essere cotto anche affogandolo nel vino: si prende il polpo, lo si mette in pentola e si ricopre di vino bianco. Poi si cuoce tutto molto lentamente.
Il polpo alla Luciana è un modo meraviglioso di cuocere il polpo: occorre una pentola di coccio nella quale si mette il polpo, con prezzemolo, aglio, pomodoro e un poco di olio. Sopra la pentola, per chiuderla, si mette un foglio di carta oleata, legato con uno spago. E sopra questo un coperchio. Sempre fuoco lentissimo e quando avrà finito di cuocere, senza aprire mai prima il coperchio si avrà un sughetto delizioso ed un polpo squisito.
"'o purpo adda cocere int' all'acqua soia" così dicono a Napoli ed hanno ragione.
Fno ad un peso massimo di 600 grammi, il polpo può essere collocato in un recipiente e poi coperto e senza acqua, deve cuocere a fuoco lento, da 20 a 40 minuti. Naturalmente va fatto raffreddare nell’acqua che emanerà durante la cottura.
Se è più grosso conviene tenerlo per una notte in freezer, poi va fatto scongelare e si cuoce anche lui senz’acqua a fuoco molto basso, si possono aggiungere anche della patate, tagliate a pezzi grossi. Quando le patate sono cotte è cotto anche il polpo.
Il polpo può essere cotto anche affogandolo nel vino: si prende il polpo, lo si mette in pentola e si ricopre di vino bianco. Poi si cuoce tutto molto lentamente.
Il polpo alla Luciana è un modo meraviglioso di cuocere il polpo: occorre una pentola di coccio nella quale si mette il polpo, con prezzemolo, aglio, pomodoro e un poco di olio. Sopra la pentola, per chiuderla, si mette un foglio di carta oleata, legato con uno spago. E sopra questo un coperchio. Sempre fuoco lentissimo e quando avrà finito di cuocere, senza aprire mai prima il coperchio si avrà un sughetto delizioso ed un polpo squisito.
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martedì 11 novembre 2008
Jacques Brel - La chanson des vieux amants
questa per me è intraducibile nel senso che in italiano è orrenda, almeno le traduzioni che finora ho trovato non ne rendono il senso, un senso che si intuisce. ma appunto è intraducibile perchè è un intuizione
Bien sûr nous eûmes des orages
Vingt ans d'amour c'est l'amour fol
Mille fois tu pris ton bagage
Mille fois je pris mon envol
Et chaque meuble se souvient
Dans cette chambre sans berceau
Des éclats des vieilles tempêtes
Plus rien ne ressemblait à rien
Tu avais perdu le goût de l'eau
Et moi celui de la conquête
Mais mon amour
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour
De l'aube claire jusqu'à la fin du jour
Je t'aime encore tu sais je t'aime
Moi je sais tous les sortilèges
Tu sais tous mes envoûtements
Tu m'as gardé de piège en piège
Je t'ai perdue de temps en temps
Bien sûr tu pris quelques amants
Il fallait bien passer le temps
Il faut bien que le corps exulte
Finalement finalement
Il nous fallut bien du talent
Pour être vieux sans être adultes
Oh mon amour
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour
De l'aube claire jusqu'à la fin du jour
Je t'aime encore tu sais je t'aime
Et plus le temps nous fait cortège
Et plus le temps nous fait tourment
Mais n'est-ce pas le pire piège
Que vivre en paix pour des amants
Bien sûr tu pleures un peux moins tôt
Je me déchire un peu plus tard
Nous protégeons moins nos mystères
On laisse moins faire le hasard
On se méfie du fil de l'eau
Mais c'est toujours la tendre guerre
Oh mon amour
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour
De l'aube claire jusqu'à la fin du jour
Je t'aime encore tu sais je t'aime
Bien sûr nous eûmes des orages
Vingt ans d'amour c'est l'amour fol
Mille fois tu pris ton bagage
Mille fois je pris mon envol
Et chaque meuble se souvient
Dans cette chambre sans berceau
Des éclats des vieilles tempêtes
Plus rien ne ressemblait à rien
Tu avais perdu le goût de l'eau
Et moi celui de la conquête
Mais mon amour
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour
De l'aube claire jusqu'à la fin du jour
Je t'aime encore tu sais je t'aime
Moi je sais tous les sortilèges
Tu sais tous mes envoûtements
Tu m'as gardé de piège en piège
Je t'ai perdue de temps en temps
Bien sûr tu pris quelques amants
Il fallait bien passer le temps
Il faut bien que le corps exulte
Finalement finalement
Il nous fallut bien du talent
Pour être vieux sans être adultes
Oh mon amour
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour
De l'aube claire jusqu'à la fin du jour
Je t'aime encore tu sais je t'aime
Et plus le temps nous fait cortège
Et plus le temps nous fait tourment
Mais n'est-ce pas le pire piège
Que vivre en paix pour des amants
Bien sûr tu pleures un peux moins tôt
Je me déchire un peu plus tard
Nous protégeons moins nos mystères
On laisse moins faire le hasard
On se méfie du fil de l'eau
Mais c'est toujours la tendre guerre
Oh mon amour
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour
De l'aube claire jusqu'à la fin du jour
Je t'aime encore tu sais je t'aime
lunedì 10 novembre 2008
memorie di famiglia
E così una Domenica la bimba, veniva chiamata così dal suo papà quando aveva già due anni e un nome, trovò delle vecchie lettere accuratamente conservate, profumate del buon profumo dell’anziana signorina, e scoprì che erano dei dossier.
Attraverso i quali, la bimba che aveva oramai un età venerabile, avendo superato il mezzo secolo, scoprì tante cose. Che nessuno le aveva mai raccontato prima.
Nella sua famiglia erano venerati e ricordati dei personaggi sacrali, ai quali la bimba aveva cercato sempre di ispirarsi, nell’impegno, nel lavoro e nella serietà. Li aveva sempre ammirati e cercava in tutti i modi di seguirne l’esempio. Ha fatto sempre così finora. E continuerà a farlo.
Mais ces lettres....... si sente quasi indegna per averle aperte e lette, come se un mondo nuovo le si fosse aperto davanti.
Il y avait dans cette famille aussi des autres personnes, di cui nessuno mai le aveva raccontato molto. Quasi fossero solo pallidi fantasmi nello sfondo, di loro aveva sentito storie frammentarie che ne mettevano in luce gli aspetti deteriori, manie e fissazioni, ossessioni peraltro ricorrenti nella famiglia; invece, attraverso queste lettere scoprì che avevano dignità, sogni, aspirazioni anche loro.
Elle apprit aussi que le grand pere de son grand pere etait un batard, che aveva un nome splendente ed inconsueto e veniva da lontano ed era ebreo, non sa da dove venisse ma vorrebbe tanto saperne di più.
E la nipote di questo nonno negli anni 40 scriveva a suo fratello (le grand pere venerato della bimba) di sentirsi bastarda pure lei e che la madre non l’aveva mai amata, che il nonno era bastardo ma almeno aveva avuto la fortuna di essere figlio unico. Parole terribili. Che a distanza di anni feriscono ancora e fanno capire la tristezza e la disperazione di questa donna di cui non c’è neppure una fotografia. Ma che non era frutto di una relazione perchè suo figlio, che la bimba ha conosciuto quando era grandicella, portava stampata sul viso quella che è una particolare caratteristica della famiglia paterna della madre. Donna piuttosto lamentosa nel resto della lettera, ma di cui traspare il coraggio nell’affrontare le situazioni ed una vita che non deve essere stata nè facile nè semplice.
E come lei ce ne sono tanti altri, così lontani ma le cui parole adesso mi risuonano nella mente, come se attraverso quei fogli ingialliti e quelle calligrafie così eleganti ma spesso indecifrabili, volessero continuare a raccontarmi le loro storie, le loro gioie e le loro pene.
Attraverso i quali, la bimba che aveva oramai un età venerabile, avendo superato il mezzo secolo, scoprì tante cose. Che nessuno le aveva mai raccontato prima.
Nella sua famiglia erano venerati e ricordati dei personaggi sacrali, ai quali la bimba aveva cercato sempre di ispirarsi, nell’impegno, nel lavoro e nella serietà. Li aveva sempre ammirati e cercava in tutti i modi di seguirne l’esempio. Ha fatto sempre così finora. E continuerà a farlo.
Mais ces lettres....... si sente quasi indegna per averle aperte e lette, come se un mondo nuovo le si fosse aperto davanti.
Il y avait dans cette famille aussi des autres personnes, di cui nessuno mai le aveva raccontato molto. Quasi fossero solo pallidi fantasmi nello sfondo, di loro aveva sentito storie frammentarie che ne mettevano in luce gli aspetti deteriori, manie e fissazioni, ossessioni peraltro ricorrenti nella famiglia; invece, attraverso queste lettere scoprì che avevano dignità, sogni, aspirazioni anche loro.
Elle apprit aussi que le grand pere de son grand pere etait un batard, che aveva un nome splendente ed inconsueto e veniva da lontano ed era ebreo, non sa da dove venisse ma vorrebbe tanto saperne di più.
E la nipote di questo nonno negli anni 40 scriveva a suo fratello (le grand pere venerato della bimba) di sentirsi bastarda pure lei e che la madre non l’aveva mai amata, che il nonno era bastardo ma almeno aveva avuto la fortuna di essere figlio unico. Parole terribili. Che a distanza di anni feriscono ancora e fanno capire la tristezza e la disperazione di questa donna di cui non c’è neppure una fotografia. Ma che non era frutto di una relazione perchè suo figlio, che la bimba ha conosciuto quando era grandicella, portava stampata sul viso quella che è una particolare caratteristica della famiglia paterna della madre. Donna piuttosto lamentosa nel resto della lettera, ma di cui traspare il coraggio nell’affrontare le situazioni ed una vita che non deve essere stata nè facile nè semplice.
E come lei ce ne sono tanti altri, così lontani ma le cui parole adesso mi risuonano nella mente, come se attraverso quei fogli ingialliti e quelle calligrafie così eleganti ma spesso indecifrabili, volessero continuare a raccontarmi le loro storie, le loro gioie e le loro pene.
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