sabato 28 giugno 2008

insalata all'aneto di cozze, gamberetti e patate

Ho trovato questa ricetta su un libretto delizioso di Leo Codacci. Sembra fresca e molto buona.
occorrono 750 gr fra gamberetti e cozze, 750 gr di patate, un bicchiere di vinobianco, due limoni e olio di oliva, sale peperoncino tritato, un bel pungo di aneto (io uso il finocchietto selvatico perchè mi cresce spontaneo in campagna).
Procedimento:
Lessare le patate con buccia, senza portarle al massiomo della cottura.
tagliarle a rondelle, non tanto fini e metterle subito a bagno nel vino bianco (così si raffreddano e non si spezzano).
Tritate l'aneto con qualche pezzetto di gambero, aggiungere il trito alle patate e condire tutto con olio di oliva. Unire anche le cozze ed i gamberetti, che avete cotto a parte, dopo che si sono raffreddate e dopo averle condite con succo di limone. Amalgamare bene tutte queste buone cose e servirle con del pane tostato. Non dimenticate dell'ottimo vino bianco fresco.
Collocazione ideale: una terrazza o un giardino con vista mare.
Buona giornata, io adesso vincendo i soliti sensi di colpa (potrei lavorare e di cose da fare ce ne sono ancora davvero tante), vado al mare, in questi giorni ho superato ogni orario. I contadini dicevano che lavoravano da stella a stella. Bellissima e poetica definizione per dire che iniziavano con la prima stella del mattino e terminavano con l'apparire della prima stella della sera.
Ciao a tutti

venerdì 27 giugno 2008

attese

Questa mattina, in coda per entrare in Cancelleria, riflettevo sulle attese.
La nostra vita è fatta di attese, senza andare nel trascendentale, restando solo nelle cose concrete di ogni giorno, le attese si possono dividere in due categorie: attesa di un momento felice, di un incontro, di un viaggio, di una festa, di una cena. Già il tempo dell'attesa è gioiosa aspettativa di qualcosa di bello.
Poi ci sono le altre attese per, in ordine ovviamente sparso: a)essere trattati male dall'impiegato di turno,in genere uffici pubblici, cancellerie etc. b) pagare tasse, tributi in banca o negli uffici postali. In queste attese spesso si scatenano simpatiche risse tra i partecipanti per il rispetto delle precedenze, in mancanza, per distrarsi si può pensare all'uso che si sarebbe fatto di tutti quei bei soldini che finiranno chissà dove (io in genere penso alle scarpe, non so perchè; delle volte anche ai libri); c) essere ammessi in presenza del Magistrato per spiegargli le ragioni dei propri assistiti, in contraddittorio con l'avversario. Durante questa attesa si ripassano mentalmente le proprie tesi o si chiacchiera amabilmente oppure si legge un giornale. Dopo, al momento del confronto, scompare ogni bonomia, ciascuno è teso ed agguerrito, di fronte a un Giudice che in alcuni ma frequenti casi (almeno per la mia esperienza) non sa nemmeno di cosa si sta parlando perchè apre il fascicolo solo per studiarlo quando deve decidere.
Chissà per quale motivo le attese della prima categoria sono più lievi, più facili anzi gradevoli da sopportare, ma soprattutto numericamente sono infinitamente inferiori rispetto a quelle della seconda? E riguardo alle attese della seconda categoria, com'è pesante attendere qualcosa di sgradevole

mercoledì 25 giugno 2008

Chirone, dedicato a Laura perchè le è simpatico

Chirone era figlio di Saturno e di Filliria. Saturno era birichino e per eludere l’aspra sorveglianza di sua moglie Rea, aveva assunto la forma di cavallo per incontrarsi con Filliria. Ecco perchè il bambino Chirone nacque bimembre.
Era il più sapiente dei centauri.
In gioventù spesso partecipò alle cacce di Diana e da lei avrebbe appreso l’arte di conoscere e di impiegare le erbe medicinali ed anche l’arte della medicina, che poi a sua volta insegnò ad Esculapio.
Abitava in una grotta che si trovava ai piedi del monte Pelio e qui fondò una scuola frequentata dagli Argonauti e dai maggiori eroi della sua epoca, che da lui ebbero educazione sia guerriera che civile. Solo per citarne alcuni: Ercole, Giasone, Esculapio, Teseo, Castore, Enea, Achille.
Chirone insegnava ai suoi allievi, oltre alla medicina e alla chirurgia, l’astronomia; sarebbe stato il primo ad insegnare agli uomini la pratica delle leggi e l’inviolabilità del giuramento.
Era molto bravo nel suonare la lira, con la quale avrebbe risanato i malati; conosceva le proprietà dei corpi celesti e l’arte di allontanare gli influssi malefici dall’umanità.
Giove aveva concesso a Chirone il dono dell’immortalità. Però durante la guerra mossa da Ercole ai Centauri venne ferito al ginocchio da una freccia dello stesso Ercole, deviata dal suo bersaglio.
La ferita era dolorosa ed inguaribile perchè le frecce dell’eroe erano imbevute nel sangue avvelenato dall’Idra di Lerna. I tormenti erano atroci e Chirone scongiurò Giove di toglierli il dono dell’immortalità. Giove, mosso a pietà, acconsentì; ma per renderlo immortale almeno nel nome lo convertì nella costellazione del Sagittario.

lunedì 23 giugno 2008

notte magica

Secondo il calendario liturgico della Chiesa, il 24 Giugno si celebra San Giovanni Battista, che nacque sei mesi prima di Gesù.
Il sole in questo periodo sorge e tramonta sempre nello stesso punto sino al 24 Giugno, quando ricomincia a muoversi sorgendo gradualmente sempre più a sud sull'orizzonte. In epoca pre-cristiana questo giorno era considerato sacro ed era dedicato a riti, presagi e divinazioni. Molti sono i luoghi sacri e gli antichi templi, costruiti in base alla particolare inclinazione dei raggi del sole che si verifica in questo periodo.
Mi piace ricordare alcune credenze, tradizioni e riti, legate all’acqua, al fuoco ed alla vegetazione che in questo momento è al colmo della sua forza.
Nei campi, ma principalmente sulle colline i contadini accendevano grandi falò. Erano considerati purificatori (vi si gettavano cose vecchie per tenere lontano, con il loro fumo, gli spiriti maligni). I falò venivano allestiti anche negli incroci, vi si gettavano erbe aromatiche per tenere lontane le tempeste. La verbena per tenere lontana la mala sorte. I falò erano considerati propiziatori perchè il loro fumo purificava e teneva lontane le malattie dal bestiame e dagli uomini. La stessa funzione aveva la loro cenere, passata sul corpo e sui capelli.
Questa notte poi è il momento migliore per raccogliere le erbe in quanto tutte le loro proprietà sono all’ennesima potenza. Tra queste l’iperico (scaccia diavoli), l’artemisia, la verbena, la lavanda, il biancospino e il rosmarino. Queste erbe e i petali di tutti i fiori profumati si mettono in una bacinella piena d’acqua che deve restare tutta la notte fuori di casa. Al mattino lavarsi con quest’acqua aumenta la bellezza e preserva dalle malattie.
Durante la notte mettendo un mazzetto di erbe tra cui l’iperico sotto il guanciale si avranno dei sogni premonitori.
Il noce è l’albero intorno al quale si danno appuntamento le streghe la notte di San Giovanni. I contadini consideravano quest’albero velenoso e lo piantavano lontano dai loro orti. La notte di San Giovanni si raccolgono le noci ancora acerbe per preparare il nocino.
Raccogliere 24 spighe di grano e conservarle tutto l'anno serviva come amuleto contro le sventure.
La rugiada raccolta la mattina di San Giovanni ha il potere di curare, di purificare e di fecondare.
Per raccogliere la rugiada si stende un panno tra l’erba, strizzandolo poi il mattino successivo.
Si mangiano le lumache di San Giovanni condite con aglio pomodoro e peperoncino, con tutte le loro corna. Ogni cornetto mangiato significa distruggere discordia ed avversità, rappresentate appunto dalle cornine.

mercoledì 18 giugno 2008

Polpo del Patteggiamento

Qualche tempo fa mi trovavo per un processo in un tribunale di un piccolo paese ameno. L'edificio era antico e la prima cosa che mi ha colpito quando sono entrata sono state delle rastrelliere con giornali, poste nei corridoi. Al momento non ho capito l'uso.
Più tardi aspettando, dalle 12 alle 16 che il giudice uscisse dalla camera di consiglio, dove si era ritirato per preparare i dispositivi sui quali si era riservato, in gran parte patteggiamenti, ho capito che i giornali servivano ad intrattenere gli avvocati, nell'attesa.
La battuta più simpatica è stata quella di un collega maschio brizzolato (evidentemente gran frequentatore delle aule in questione) e pure arguto: "mi manca solo l'inserto speciale sulla menopausa di donna moderna e poi mi son bell'e letto tutta l'edicola del tribunale".
Io invece ho trovato questa ricettina, purtroppo non ho potuto ricopiarla, sarebbe stato poco professionale, nonostante tutto. La riporto così come la ricordo, mi sembra buona.
Ingredienti per 4 porzioni
un polpo fresco
tre patate
olio
pepe e peperoncino

Preparazione
Prendere un bel polpo fresco pulitelo e metterlo in freezer per una notte.
Al mattino mettere in pentola acqua abbondante, quando bolle unire il polpo, ancora congelato e le patate intere e non sbucciate.
Fare cuocere tutto insieme (polpo e patate) per quarantacinque minuti.
Trascorso questo tempo estraete polpo e patate.
Fare raffreddare; sbucciare le patate prima che siano completamente fredde.
Poi tagliare il polpo in pezzi e così le patate.
Mettere tutte queste buone cose in tagliere di legno e condire con olio, pepe e eventuale peperoncino.

martedì 17 giugno 2008

Asclepio o Esculapio

Era il dio della salute e della medicina. Era nato ad Epidauro.
Era figlio di Apollo e della ninfa Coronide (figlia di Flegias, principe dei Lapiti).
La ragazza non era molto fedele ad Apollo, il quale si alterò e la uccise. Le trasse però dal fianco il figlio di cui era incinta (Asclepio o Esculapio) e lo affidò al centauro Chirone. Da piccola in casa c’era un quadro o un piatto nel quale era raffigurato Chirone con il piccolo Asclepio e mi impressionava molto, chissà dove è finito.
Chirone fece vivere il bambino nei boschi e gli insegnò l’arte medica dei semplici, come sono chiamate le erbe alle quali si attribuisce un potere medicinale. E questo mi affascina molto.
Asclepio o Esculapio divenne bravissimo in quell’arte ed anche nella chirurgia, inventò rimedi meravigliosi per ogni malattia e nacque così la leggenda che potesse far rivivere i morti. Però Giove non apprezzò questo suo temerario ardimento e si alterò a sua volta e così lo fulminò.
Asclepio o Esculapio, ebbe una moglie. Secondo alcuni si chiamava Lampezia, secondo altri Epiona, nomi peraltro abbastanza orrendi. Comunque dalla moglie ebbe quattro figlie: Igea, che rappresentava la salute; Panacea che guariva tutte le malattie; Iaso che invece le provocava;Egle, la madre delle grazie. Ebbe anche due figli maschi: Macaone, ucciso all’assedio di Troia e Podalirio anche lui molto abile nella professione medica.
Asclepio o Esculapio fu uno di primi a scoprire i poteri terapeutici della musica.
Era rappresentato quale uomo canuto, dotato di una barba bianca, venerabile. La fronte cinta di alloro ed il corpo coperto da un manto, in una delle mani aveva una verga attorno alla quale era attorcigliato un serpente.
Venne venerato come dio dapprima dagli abitanti di Epidauro, poi da tutta la Grecia e poi il suo culto si diffuse anche a Roma.
Ad Esculapio sono sacri la tartaruga, il gallo ed il serpente.
Perchè scrivo queste cose? Perchè il mito mi affascina come sempre. Ma c’è anche un altra ragione: i fatti di Milano, la nota clinica. Il condizionale è d’obbligo; però è da quando ho letto le dichiarazioni del legale del fondatore, quelle parole così fredde questo press’a poco il senso: “il Notaio Dott..... non scendeva mica nelle corsie a contare i morti”. Terribili. Come se fossero numeri di un ipotetico pallottoliere, un astrazione. Come se non esistessero i dolori, i dubbi, le sofferenze, le notti insonni di tutti quelli che si sono sottoposti ad interventi, asportazioni etc e dei loro famigliari.
Un velo pietoso, un no comment. Forse era meglio no?

sabato 14 giugno 2008

Pelope e la sua storia

Pelope era figlio di Tantalo, re della Lidia, del quale si diceva fosse figlio di Giove e godeva quindi di una certa famigliarità con gli dei. Invitato spesso alla loro mensa, Tantalo riuscì a sottrarvi nettare e ambrosia e parlava dei segreti divini che gli erano stati rivelati. Ma non solo; per mettere alla prova l’ onniscenza degli dei, uccise il proprio figlio Pelope, lo fece a pezzi e lo servì loro come cibo. Ad eccezione di Cerere, che ne mangiò distrattamente una spalla (forse perchè ancora sconvolta dal rapimento della figlia Proserpina), gli altri dei se ne accorsero, Zeus rivelò tutta la sua furia contro Tantalo. Ordinò poi ad Hermes di raccogliere tutti i pezzi del corpo del povero Pelope, e Cloto (una delle Moire), li ricucì; mancava però la spalla e Cerere vi applicò una lucente spalla in avorio.
Pelope cresciuto, s’invaghì perdutamente di Ippodamia, figlia del re Enomao che regnava nell’Elide. Il palazzo di Enomao si trovava ad Olimpia, sulla collina di Crono. Ad Enomao un oracolo aveva predetto che sarebbe stato ucciso dal futuro genero; quindi sfidava tutti i pretendenti della figlia alla corsa delle bighe, attività nella quale si riteneva invincibile perchè poteva contare sui cavalli magici che gli aveva donato Ares. Inoltre era molto astuto: faceva sedere la bellissima fanciulla sulla biga del malcapitato pretendente di turno, in modo tale da distrarlo. Ca va sans dire che gli spasimanti perdevano; ma non solo, la regola infatti stabiliva la morte per chi non vincesse la gara ed intorno all’entrata del palazzo di Enomao erano infisse già tredici teste umane.
Peolope corruppe l’auriga Mirtilo, il quale preparò la biga di Enomao in modo che si spezzasse in due durante la corsa; secondo altri Mirtilo fece si che le ruote della biga si staccassero, sostituendo il perno delle ruote in ferro con uno di cera. Il risultato fu che Enomao piombò nella polvere, il suo corpo venne straziato dai cavalli e morì.
Peolope sposò Ippodamia e fu un re molto potente: conquistò terre in tutte le direzioni, da lui il suo regno si chiamò Peloponneso. Però non diede a Mirtilo il compenso pattuito per il tradimento, anzi quando venne a reclamare lo uccise. Mirtilo morente scagliò contro Pelope e la sua stirpe una terribile maledizione, che evidentemente funzionò, infatti Pelope ebbe ventidue figli, tra i quali Atreo, Tieste e Crisippo.
La gloria di Pelope fu Olimpia. Qui a Pelope venne riservato un sacro monticello posto tra il tempio di Zeus e quello di Hera, con alberi e statue. “Pelope è venerato dagli Elei più di ogni altro eroe a Olimpia, così come Zeus è venerato più di ogni altro dio”. Ogni anno nel suo recinto veniva sacrificato un ariete nero, con lo stesso gesto compiuto da Enomao, prima della sua ultima corsa. Nessuno può assaggiare quella carne, se vuole entrare nel tempio di Zeus.

venerdì 13 giugno 2008

le olimpiadi

Nell’antica Grecia si svolgevano diverse manifestazioni sportive: i giochi di Isthmia, quelli che si tenevano a Nemea, ed altri che avevano sede in Delfi. Il primato lo avevano però i giochi che si svolgevano in Olimpia, celebrati da Pindaro, nella Prima Olimpica, con queste parole:
“L’acqua è la cosa più grande; l’oro un fuoco acceso che splende nella notte sulla superba ricchezza; se vuoi, mio cuore, raccontare gli agoni, non cercare nel giorno, nel cielo vuoto una stella che splenda più calda del sole, e non canteremo un agone più illustre di Olimpia.”
Le città stato dei greci, tanto spesso in rissa tra loro, ogni quattro anni si placavano per amore dello sport. Eppure la leggende che avvolgono le origini delle olimpiadi, ancora oggi simbolo di “tregua sacra”, sono truci e cupe, raccontano di passioni, slealtà e tradimenti.
Pausania narra che Crono (per i romani Saturno), il primo dio che ha regnato nei cieli, nell’età dell’oro aveva già un suo tempio in Olimpia che era un antichissimo bosco sacro, nell’idilliaca valle del fiume Alfeo
A Crono fu predetto che uno dei figli lo avrebbe cacciato dal trono, ed il suo era un trono molto importante: infatti era il Signore del mondo. Allora Crono divorò tutti i suoi figli, ma la moglie (Era) riuscì a nasconderne uno, facendogli ingoiare delle pietre al suo posto, e così Zeus si salvò.
L’educazione di Zeus venne affidata ai cinque Dattilii originari del monte Ida. A loro si attribuiva l’invenzione dell’arte di lavorare il ferro, la magia la conoscenza delle forze naturali e della musica.
Un bel giorno Giove e Saturno combatterono insieme la lotta in Olimpia e il comando di tutto il mondo era il premio di questa vittoria. Vinse Zeus.
I giochi olimpici raggiunsero il loro splendore a partire da Pelope che in Olimpia disputò una gara di bighe truccata e sanguinosa.
ma questa di Pelope è un altra storia

giovedì 12 giugno 2008

capita

capita
delle volte succede di sentirsi un pò, molto giù
da cosa dipende?
spesso vicende esterne, che anche se non lo vogliamo ci coinvolgono
vicende create da altri, e con questo mi riferisco a persone che ci sono care
che, per vivere nei loro mondi ideali, mondi che non tengono conto della realtà delle cose, ci coinvolgono
pesantemente,
in questa rappresentazione. Ma per loro costituisce tutto, non transigono, non accettano i miseri compromessi del reale
e così mediando, cercando di mediare, il peso delle cose ci ricade pesantemente sulle spalle.
Dire loro di no?
non è possibile, si compromettono dei fragili equilibri, delle speranze che se infrante costituirebbero delle ferite profonde,
ferite inguaribili, che cerchiamo con tutte le forze di lenire
perchè vogliamo loro un bene infinito;
avendo imparato a vedere, oltre alla forza la loro incredibile fragilità.
Perchè non ci è dato comportarci diversamente, visto il bozzolo di sentimenti che ci lega.
Tutto questo per dire che vivo in una famiglia (di origine) composta di personaggi con caratteri "forti" di persone fortemente carismatiche,che non hanno saputo accettare il cambiamento delle epoche, dei tempi, che vivono in un mondo tutto loro.
gli anni certo non aiutano a cambiare questi modi ormai così radicati.
Prese di forza, nemmeno.
Ma lamentarci mai, magari un piccolo sfogo, come questo

lunedì 9 giugno 2008

alloro

l'alloro nnon è un erba, è un arbusto, un albero. l'etimo di alloro deriva da laude, perchè con l'alloro si incoronava chi meritava di essere lodato.
la moglie dell'imperatore Augusto si chiamava livia, un giorno era nella sua villa, in un luogo che ancora oggi si chiama delle galline bianche, sul tevere. un aquila le fece cadere in grembo una gallina bianca, che teneva nel becco un ramo di alloro. allora gli indovini predissero una grande fortuna e consigliarini che nella zona venissero allevate galline bianche e coltivato l'alloro. e così fu. volatili e alloro si diffusero, i colli circostanti vennero chiamati laurentini e la località galline bianche.
augusto venne incoronato imperatore con l'alloro, e un ramo di alloro portava sempre con se nei suoi trionfi.
per la sua provenienza divina, quale dono di giove, veniva usato come amuleto contro i fulmini: giove non avrebbe mai colpito la sua pianta e quindi neppure chi la portava nella mano.nelle campagne usava mettere alloro nelle stalle per preservare le bestie dai fulmini.
Festoni di alloro sulle porte del paese indica che i forestieri possono entrare perchè l'alloro è simbolo della pace.
L'alloro veniva usato anche per pratiche magiche, per preveder il raccolto delle messi future: bastava buttarlo nel fuoco, se scoppiettava non c'era speranza, se ardeva di vivida fiamma allora tutto sarebbe andato per il meglio.
infuso acaldo per malattie da raffreddamento: un cucchiaino di foglie frantumate in 250 gr di acqua bollente, 30 grammii di scorzette di arancia per ogni 50 grammi di foglie di alloro. Dolcificare con miele e leggere una bella fiaba al calduccio del lettino.

domenica 8 giugno 2008

la maga delle spezie

Ho letto questo libro, questa magnifica favola. Introduce ad un mondo lontano, pieno di aromi intensi, di colori, di luce, di presenze magiche.
E' la storia di Tilo e poi di Maya. Una storia intensa di una maga trasgressiva, che si lascia avvolgere da emozioni umane, che partecipa alla vita di coloro che deve aiutare e questo non è ammesso.
E poi si parla continuamente delle spezie e dei loro poteri, però attenzione la loro asseunzione va effettuata solo sotto la supervisione di una qualificata maga delle spezie.
Le spezie che cantano nelle mani giuste, che sprigionano tutti i loro poteri arcani, che derivano dagli elementi, dalle forze della natura. "La mia passione sono le spezie, ne conosco le origini il significato dei colori e dei profumi. Posso chiamarle una per una con il nome assegnato loro quando la terra si spaccò come una scorza per offrirle al cielo." Così inizia questa favola di fragranze e di aromi.
L'ha scritta Chitra Banerjee Divakaruni, il suo nome è una poesia.

lunedì 2 giugno 2008

acqua di melissa

melissa, pianta tipicamente da api, da miele.
veniva coltiovata dagli arabi perchè era importantissima nella farmacopea. rientrava anche in preparazioni magiche come pozione soporifera.
molteplici le sue virtù medicinali, secondo il Mattioli: rallegra gli animi, ideale per ledepressioni causate dalla passionalità eccessiva, da sentimenti delusi,ideale per il mal d'amore, secondo Serapione di Alessandria.
Stimola l'appetito, è tonica e digestiva
i carmelitani scalzi preparavano l'acqua di melissa, utile per il mal di stomaco, nell'insonnia e nella malinconia, nelle crisi di nervi e nella cardiopatia nervosa.
Occorrono: sommità fiorite di melissa fresche leggermente appassite (gr.350),scorza di limone tagliata a listarelle (gr.70), cannella di Ceylon, chiodi di garofano, noce moscata contusa anagrammi 35, coriandolo in semi, angelica radice grammi 16.
Tutte queste droghe vengono messa in macero in due litri di alcool etilico a 80 gradi. Dopo una settimana si distilla a bassa temperatura in alambicco ottenendo circa litri 1,7 di ottima acqua di melissa. Famigliarmente possiamo ottenere un medicamento analogo, mettendo le droghe in una bottiglia sigillata, chiara e facendole macerare in alcool etilico a 80 gradi per dieci giorni, esponendo il recipiente al sole. Poi si filtra.
Ho tratto queste preziose informazioni da Tesori e profumi dell'orto di Giovanni Righi Parenti.
p.s. melissa era il nome della ninfa che avrebbe scoperto le api e l'uso del miele. Figlia di Melisso, re di Creta, sarebbe stata una delle numerose nutrici di Giove che, dopo la morte l'avrebbe mutata in ape

una foto che mi piace molto

una foto che mi piace molto
penso sia di erwitt