lunedì 10 novembre 2008

memorie di famiglia

E così una Domenica la bimba, veniva chiamata così dal suo papà quando aveva già due anni e un nome, trovò delle vecchie lettere accuratamente conservate, profumate del buon profumo dell’anziana signorina, e scoprì che erano dei dossier.
Attraverso i quali, la bimba che aveva oramai un età venerabile, avendo superato il mezzo secolo, scoprì tante cose. Che nessuno le aveva mai raccontato prima.
Nella sua famiglia erano venerati e ricordati dei personaggi sacrali, ai quali la bimba aveva cercato sempre di ispirarsi, nell’impegno, nel lavoro e nella serietà. Li aveva sempre ammirati e cercava in tutti i modi di seguirne l’esempio. Ha fatto sempre così finora. E continuerà a farlo.
Mais ces lettres....... si sente quasi indegna per averle aperte e lette, come se un mondo nuovo le si fosse aperto davanti.
Il y avait dans cette famille aussi des autres personnes, di cui nessuno mai le aveva raccontato molto. Quasi fossero solo pallidi fantasmi nello sfondo, di loro aveva sentito storie frammentarie che ne mettevano in luce gli aspetti deteriori, manie e fissazioni, ossessioni peraltro ricorrenti nella famiglia; invece, attraverso queste lettere scoprì che avevano dignità, sogni, aspirazioni anche loro.
Elle apprit aussi que le grand pere de son grand pere etait un batard, che aveva un nome splendente ed inconsueto e veniva da lontano ed era ebreo, non sa da dove venisse ma vorrebbe tanto saperne di più.
E la nipote di questo nonno negli anni 40 scriveva a suo fratello (le grand pere venerato della bimba) di sentirsi bastarda pure lei e che la madre non l’aveva mai amata, che il nonno era bastardo ma almeno aveva avuto la fortuna di essere figlio unico. Parole terribili. Che a distanza di anni feriscono ancora e fanno capire la tristezza e la disperazione di questa donna di cui non c’è neppure una fotografia. Ma che non era frutto di una relazione perchè suo figlio, che la bimba ha conosciuto quando era grandicella, portava stampata sul viso quella che è una particolare caratteristica della famiglia paterna della madre. Donna piuttosto lamentosa nel resto della lettera, ma di cui traspare il coraggio nell’affrontare le situazioni ed una vita che non deve essere stata nè facile nè semplice.
E come lei ce ne sono tanti altri, così lontani ma le cui parole adesso mi risuonano nella mente, come se attraverso quei fogli ingialliti e quelle calligrafie così eleganti ma spesso indecifrabili, volessero continuare a raccontarmi le loro storie, le loro gioie e le loro pene.

2 commenti:

Alfa ha detto...

Bella storia complimenti.

papavero di campo ha detto...

la trama inconscia della famiglia è come un cappio ma bisogna sentirselo sul collo per poterlo allentare e caso mai arrivare a strapparselo.
noi non siamo solo noi ma pure il passato familiare e questo è decisamente condizionante ci espropria persino..conoscere è giusto! è sacrosanto per come la penso io.

la letteratura della nostra vita vuole (esige) narratore e narrazione, ma ci vuole fatica emozionale e coraggio!
margue tu ne hai!

una foto che mi piace molto

una foto che mi piace molto
penso sia di erwitt